trio
A tempo indeterminato
di unodeidue
15.06.2024 |
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"- Ma insomma, io non ti piaccio proprio?
- Sì Anna, lei è bellissima, ma non mi sembra il caso … Con suo marito … State facendo … Tra voi …
- È proprio il..."
1 – L’invito a cena- Ciccio, vieni in ufficio, dobbiamo parlarti.
Nell’ufficio del capo c’era anche la scrivania della signora, la chiamavano tutti così, del resto il capo lo chiamavano “il ragioniere”, come se non fossero tutti ragionieri, in quello studio di servizi contabili per imprese, artigiani e negozianti.
A parte Ciccio, naturalmente, che era laureato.
Le cose andavano abbastanza bene, ed erano persone per bene sia il titolare che la signora.
Ciccio si ricordava bene di come era stato trattato, nei posti di lavoro precedenti, sei mesi a fattura, poi a tempo determinato, ma di categoria inferiore, nonostante fosse laureato in economia e commercio. Per risparmiare dicevano. E sempre per risparmiare, non gli avevano mai pagato gli straordinari, e dio solo sa quanti gliene facevano fare.
Magari, a Natale, in cambio degli straordinari non pagati gli allungavano una banconota da cento.
Se gli avessero pagato gli straordinari, lui avrebbe guadagnato almeno tremila euro in più ogni anno, e i titolari avrebbero speso almeno il doppio. E invece, sempre per risparmiare.
Qui no, sempre contratto a tempo determinato, certo, ma straordinari pochi e tutti regolarmente conteggiati e pagati.
E adesso, alla scadenza, l’aveva capito già, gli avrebbero rinnovato il contratto. Persone serie, il ragioniere e la signora.
- Entra Ciccio – Era la signora a parlare.
- Allora, caro ragazzo – gli disse il ragioniere – lo sai che a gennaio scade il tuo contratto. Se a te va bene, vorremmo confermarti a tempo indeterminato. E vorremmo parlartene chiaramente.
- Tu sai – adesso era la signora – che vogliamo rilevare lo studio del nostro concorrente alla Bovisa. E noi due, io e mio marito dobbiamo dividerci, uno di noi due qui e l’altro, quasi sempre mio marito, alla Bovisa. E tu potresti aiutarmi a far andare avanti le cose, qui a Niguarda. Dobbiamo parlarne perbene, del contratto, dello stipendio, e di come dividerci i compiti, io e te -.
- Va bene, parliamone anche subito, se volete.
Un po’ di cose, le sapeva, o almeno ci sperava; ma del tempo indeterminato, di nuovi compiti e di un nuovo stipendio, non l’immaginava nemmeno.
- No, adesso no, intanto pensaci, poi ne parleremo con più calma, un’altra volta. Se puoi liberarti domani sera o sabato sera, vieni a cena da noi e cerchiamo di impostare bene le cose.
- Il contratto e la retribuzione, innanzi tutto – aggiunse il ragioniere – e poi il lavoro qui.
- Come volete – gli rispose – anche domani sera, se va bene a voi.
Doveva vedersi con la ragazza, ma lei per prima gli avrebbe detto di andare dai capi, a parlare delle cose importanti di lavoro, loro due potevano vedersi il giorno dopo e quello dopo ancora, e con qualche preoccupazione di meno.
Come toccare il cielo con un dito.
Un contratto a tempo indeterminato!
Avrebbero potuto prendere un piccolo appartamento col mutuo; la sua ragazza lavorava a fattura, ma ora, col suo stipendio fisso, un mutuo gliel’avrebbero dato.
E magari un lavoro di responsabilità, più importante; in quello studio si trovava bene e i suoi capi erano contenti di lui. E anche uno stipendio maggiore, non osava nemmeno sperarci.
Gli si prospettava un inizio di carriera.
2 – La cena
La cena, a casa loro, tutto bello: la casa, la sala, il cibo buono, i vini di classe. Anna, la signora, era stata gentilissima, affettuosa, anche troppo.
All’ingresso l’aveva salutato calorosamente.
- Ugo – era il marito, il ragioniere – non essere geloso, è il nostro nuovo capo ufficio, un po’ di confidenza ci vuole, vero Ciccio?
- E poi gli amici di Ugo sono come lui, gente vecchia, ogni tanto mi ci vuole un po’ di gioventù; è un piacere avere vicino un giovane, un bel ragazzo come il nostro Ciccio.
- Ma guarda che bei fiori che mi ha portato Ciccio, guarda Ugo, che gran signore che sei, fatti baciare ancora, Ciccio, sei proprio un gentiluomo.
L’aveva baciato sulle guance, come due vecchi amici, e abbracciato stretto, con tutto il corpo contro, come due amanti, con le tette contro.
Ciccio era un po’ imbarazzato.
Lei insisteva, gli aveva preso il soprabito, e ancora una tetta contro il braccio. E toccava dappertutto, le spalle, per lisciare il colletto, le braccia, anche le gambe, aveva un pelucco qui, e un altro di là, e ancora le spalle, e sempre con la tetta destra contro il braccio, e la sinistra dopo, oppure viceversa.
Una bella donna, la signora. Ciccio sapeva che aveva più o meno vent’anni meno del ragioniere, che era vicino ai settanta.
Castano biondo, di sicuro tinta, un ciuffo sbarazzino sulla fronte, sempre vestita distinta in ufficio, ma quella sera era molto sexi. Un bel viso, gli occhi chiari, la minigonna, la camicetta mezzo sbottonata, si capiva che non aveva il reggiseno, ma le tette stavano su abbastanza: una bella donna davvero affascinante.
Anche il ragioniere, molto simpatico. E disinvolto.
- Hai visto, Ciccio, come si è vestita? Sembra una escort, con questa minigonna che non le copre nemmeno le cosce, e la camicia semiaperta e le tette fuori? Cara, vuoi fare conquiste, stasera?
- Ma che dici, Ugo, io sono una vecchia signora ormai, vero Ciccio?
- Veramente lei è bellissima, signora, e non è per niente vecchia.
- Sei veramente un gran pezzo di fica, Anna, diglielo anche tu, Ciccio – si era intromesso il ragioniere.
- Davvero, Ciccio? Davvero sono un gran pezzo di fica come dice Ugo?
Si era messa dritta, col petto in fuori, le tette dritte sparate, il culo tirato, in posa da indossatrice.
- Davvero, Ciccio, sono un gran pezzo di fica?
Ciccio non sapeva cosa dire.
- Lei è davvero molto bella e affascinante.
- Ma Ugo ha detto un’altra cosa; tu mi diresti gran pezzo di fica, se non mi conoscessi e mi incontrassi per strada?
- Certo, signora.
- Cosa mi diresti, Ciccio, dai, dimmelo.
Imbarazzatissimo, non sapeva cosa dire, poi alla fine, a fatica, mormorò:
- Bella fica, di sicuro le direi così, signora.
Per fortuna intervenne il ragioniere per toglierlo dall’imbarazzo.
- Dai, lascialo stare, non vedi che lo metti in difficoltà? Adesso andiamo a tavola, le galanterie le facciamo dopo.
A cena parlarono di lavoro, contratto, categoria, stipendio, la vecchia auto del ragioniere, un’Audi intestata alla ditta, ormai ammortizzata e il cellulare aziendale come benefit, un premio a fine anno.
E le cose da fare, praticamente quello che faceva il ragioniere in ufficio. In pochi minuti era già detto e concordato tutto.
Venerdì prossimo vieni ancora da noi a cena, Anna prepara il contratto, lo firmiamo e impostiamo il lavoro dell’ufficio per il mese prossimo. Anzi, facciamo così, ogni venerdì sera, una cenetta qui, in pochi minuti sbrighiamo le faccende di lavoro, prendiamo le nostre decisioni insieme, e poi chiacchieriamo tra di noi, da buoni amici, vero?
Cambiarono discorso, le cose personali, la sua ragazza, che lavoro faceva lei, quando pensavano di sposarsi, cos’avrebbero fatto per Natale, e così via.
E poi le donne, in genere; aveva avuto altre ragazze, prima, e com’era andata, erano storie intime, o solo filarini da ragazzi; e con la ragazza un po’ di intimità, e dove, in auto?
No, a casa di lei, il sabato sera, tanto i genitori di lei sapevano, inutile spendere soldi, o farlo in macchina, con tutti i balordi che ci sono in giro.
E qualche avventura in giro, no?
Figuriamoci, un bel ragazzo come te!
No?
Forse non ce le vuoi dire, sono cose intime.
Ciccio era imbarazzatissimo, all’inizio, ma pian piano si stava sciogliendo, anche perché continuavano a versargli del vino e gli girava la testa.
Il ragioniere era proprio simpatico, e la signora faceva di tutto per sembrare un’amica, più che la capa, anzi la padrona.
Alla fine, diventò disinvolto anche lui., tanto da fare addirittura qualche domanda indiscreta.
Dopo tanti anni, può diventare noioso, sempre la stessa donna, lo stesso uomo?
Sembrava che non aspettassero altro.
Sì, certo, noi cerchiamo di vivacizzare il tutto, un video, uno spettacolino hard.
Magari un video hard, dopo cena, se vuoi, possiamo anche vederlo insieme, Ugo ne ha trovato uno nuovo, io non l’ho ancora visto. Vediamolo insieme se ci piace, ma senza impegno, se devi tornare a casa, lo vediamo un’altra volta.
- Devi telefonare prima? Ma puoi farlo anche da qui, oppure, quando è il momento, puoi andare nello studio di Ugo, così puoi chiamare la tua ragazza, tranquillo. Noi ce ne stiamo qui buoni buoni, io intanto sparecchio, se vai per le lunghe, cominciamo a vederci il filmino e quando torni anche tu lo vedi insieme a noi. Se ti va. E se no, senza complimenti, Ciccio.
- Tanto domani non si va in ufficio, è sabato – aggiunse ancora la signora.
- Veramente io volevo andarci, c’è la nuova circolare del Ministero sui contribuenti minimi …
- Ma devi distrarti anche, vero Ugo? Un attimo di relax, senza pensare sempre al lavoro. Stasera sta’ un po’ con noi. E domattina, se proprio vuoi, ci puoi andare più tardi, in ufficio.
- Va bene, signora.
- No, senti, adesso devi darmi del tu e chiamarmi Anna, d’accordo?
- Va bene, Anna, come vuole lei.
- E il tu?
- Non ci riesco proprio, Anna. Il nome mi va bene, mi piace anche, ma il tu non ci riesco proprio.
- D’accordo. Adesso brindiamo al nuovo capoufficio, il dottor Francesco, ma noi continuiamo a chiamarti Ciccio, va bene?
- Sì signora, anzi, sì Anna.
- Ugo, va’ a prendere il prosecco, dobbiamo brindare.
E al momento del brindisi, nuovi abbracci, e questa volta Anna, sfacciatamente girò la faccia, e il secondo bacio fu sulla bocca.
3 - Il filmino
La telefonata con la sua ragazza era stata veloce, anche lei era felice come lui. Si aprivano orizzonti nuovi. Una casa, magari un figlio. L’indomani avrebbero festeggiato, a modo loro.
Ciccio entrò in sala, finita la telefonata.
Avevano spento le luci, sul grande schermo c’era una scena di sesso, due uomini scopavano una ragazza bionda. Uno stava sotto, e lei s’impalava su di lui. E l’altro uomo, col cazzo grosso e dritto in bella vista, stava facendosi strada tra le chiappe di lei, per infilarglielo nel culo.
- Vieni Ciccio, vieni a sederti qui vicino a me, sul divano.
Anna lo stava chiamando.
Si girò, cercò di orientarsi nella penombra, e si lasciò cadere sul divano.
Anna aveva le tette fuori dalla camicia, e la minigonna tirata su.
Ugo le stava stropicciando la tetta sinistra, quella vicina.
Anna aveva la mano sinistra sulla patta di Ugo, forse glielo stava menando.
- Se disturbo, vado, so la strada, non vi preoccupate.
- Ma cosa dici, sciocco, stiamo aspettando proprio te – era la voce roca di Anna a parlare - Vieni, vieni qui.
Si sedette sulla punta del divano.
- Ma insomma, io non ti piaccio proprio?
- Sì Anna, lei è bellissima, ma non mi sembra il caso … Con suo marito … State facendo … Tra voi …
- È proprio il caso, Ciccio, datti da fare un po’ anche tu, dai …
I gesti di Anna, oltre che le sue parole, erano imperiosi.
Faceva cenno al posto accanto al suo, sul divano, e gli stava offrendo la tetta destra, voleva farsela toccare.
- Questo però non lo dirai a nessuno, vero? Nemmeno alla tua ragazza, d’accordo? Resterà un segreto tra noi, vero?
- Certo, Anna, un nostro segreto.
Si sedette, Anna girò la testa, voleva anche un bacio sulla bocca, lingua in bocca. Un bacio senza fine. Anna si era girata tutta verso lui.
Ciccio le stava accarezzando la tetta, bella, gonfia, quasi per caso ora le pizzicava il capezzolo.
Senza ritegno, Anna. Gli aveva messo la mano sulla patta
- Eccitante, vero? Ti piace, si sente – gli seguiva da fuori, sui pantaloni, il profilo dell’uccello - sei in tiro già da un po’.
- Il filmino? – Certo, simpatico. E la bionda è molto bella.
- Anche un po’ troia, cosa dici?
- Ma va – si era intromesso il ragioniere – in certe situazioni, quando siamo eccitati, facciamo cose che sembrano trasgressive, ma se ci pensi, non lo sono. Questo non vuol dire essere una troia, o uno sporcaccione. Se uno ha voglia, è tutto lecito, e se no, pazienza. Non c’è nessun obbligo.
- Sei d’accordo, Ciccio? – Anna voleva sentirglielo dire – ti senti obbligato?
- No, Anna, non mi sento obbligato per niente.
Era eccitatissimo. Si tirò giù la patta, Anna non aspettava altro, liberò il cazzo e cominciò a segarglielo. Poi si alzò, abbassò la testa e se lo mise in bocca.
Mentre Anna, in piedi glielo stava ciucciando, un pompino super, il ragioniere si era alzato, si era tolto i pantaloni e la stava scopando passando da dietro.
Anna liberò la bocca per due secondi, giusto il tempo per dirgli:
- Poi mi giro, glielo prendo in bocca a Ugo e mi scopi tu, d’accordo?
- Certo Anna, volentieri.
Una serata lunghissima.
Anna prendeva in giro il marito:
- La ditta che produce il viagra ha dovuto allestire una linea di produzione tutta per lui. Ma tu Ciccio non ne hai bisogno, vero?
Fino alle due di notte lei continuò a girarsi sul divano, pompini da uno, e scopa dall’altro.
Ciccio l’afferrava per le cosce, quando glielo spingeva dentro, e lei mugolava di piacere.
Era venuta addosso a lui, ma un attimo dopo era già pronta, si girava, un pompino per succhiargli il cazzo, e la figa offerta al marito.
Il ragioniere aveva voluto fare anche del sesso anale.
- A me piace, e a te?
- Sì, anche a me, piace molto.
- Magari la prossima volta lo facciamo insieme, se ti va, vero Ciccio?
- Certo Anna, la prossima volta lo facciamo insieme.
Erano le due di notte, quando uscì dalla loro casa.
Il cazzo gli si era arrossato sulla punta, non era abituato a tutto quello sfregamento. L’unica cosa che gli aveva dato fastidio, in quella sera strana, erano stati i saluti alla fine.
Con lei, tutto regolare, un abbraccio, Anna che si appoggiava tutta, bacio lingua in bocca e la mano che gli tastava ancora una volta la patta.
Ma il ragioniere, quello non se l’aspettava proprio.
Invece di dargli la mano, l’aveva abbracciato, stretto forte, baciato anche lui con la bocca, e fin qui passi.
Intanto, però, con la mano gli aveva toccato la patta, poi dietro, pizzicato una chiappa. E aggiunto:
- Stasera non era proprio il caso, è la prima volta, ma quando ritorni, venerdì, sempre se ti va, facciamo qualche giochino anche noi due, eh?
E la mano, la palpata di culo, il dito puntato sul suo buco, erano più esplicite di qualsiasi altra parola.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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